«Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre. Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere la pace». Ancora una volta Papa Francesco lo ha gridato durante la benedizione ‘Urbi et Orbi’ di Pasqua. E se la voce del Papa continua senza tregua a levarsi per gridare pace, per implorare che si fermi la guerra –cioè tutte le guerre –, se continua ad avvertire che siamo davvero sull’orlo della catastrofe, è perché forse è l’unico oggi che con estrema lucidità vede quanto sia fatale non solo per l’Occidente scivolare sulla illogica china del conflitto, è perché vede con chiarezza e lungimiranza che è proprio l’«assuefazione» – quella che si sta imponendo insieme al conflitto – che ci porta dritti verso la guerra globale irreversibile. Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo, imparare a domandarci: 'Quali misure non violente occorrono adottare per impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?'». Innanzitutto si dovrà smettere la corsa agli armamenti, al fabbricarle, a dividere i popoli in blocchi, dove il potere è in mano solo di pochi. Dove l’economia avvantaggia solo pochi e si ampia la forbice tra ricchi e poveri. L’umanità ha davanti delle sfide enormi. Noi cristiani in particolare abbiamo un compito indispensabile, come artigiani di pace, a costruire un futuro nuovo.   Trascrivo qui una parte della preghiera del vescovo di Napoli:  
Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte. Perdonaci, Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello, se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele. Perdonaci, se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà, se con il nostro dolore legittimiamo l’efferatezza dei nostri gesti. Perdonaci la guerra, Signore. Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo! Ferma la mano di Caino! Illumina la nostra coscienza, non sia fatta la nostra volontà, non abbandonarci al nostro agire! Fermaci, Signore, fermaci! E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui. È nostro fratello. O Signore, poni un freno alla violenza! Fermaci, Signore!
Continuiamo a pregare con perseveranza per la pace.

Don Giancarlo, parroco

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