Pregare è...

Per prepararci al prossimo Giubileo ordinario del 2025, dal titolo “Pellegrini di Speranza”, Papa Francesco ha indetto un anno della preghiera...

FIDUCIA SUPPLICANS

Ha suscitato non poche polemiche la diffusione della dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede sulla benedizione alle coppie “irregolari o dello stesso sesso” dal nome “Fiducia supplicans”. È esperienza di ogni parroco, di venire avvicinato da
persone che chiedono una benedizione per sé o per un loro caro. Viene chiesto di intercedere affinché Dio si volga con sguardo misericordioso su una particolare 
situazione di sofferenza, ma anche, più in generale, sulla condizione di fragilità che connota l’esistenza umana. Nessun prete negherà di offrire un segno della paternità amorevole di Dio verso ciascuna delle sue creature, né chiederà o si chiederà quale sia la condizione del richiedente in rapporto a Dio, se egli sia o no in una situazione di peccato, ovvero quale sia il suo rapporto con la fede cristiana. Anche non credenti o fedeli di altre religioni possono chiedere a un ministro della Chiesa di essere benedetti.  Si dovrebbe forse rispondere con un diniego, o piuttosto si deve riconoscere in quella richiesta un’apertura verso Dio, quel Dio che, Gesù ci ha insegnato, «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti » ( Mt 5,45) ? L’amore di Dio è infinito, non discrimina, «non allontana nessuno che si avvicini a lui invocando
umilmente aiuto» (Dichiarazione, 33).

È in questo orizzonte più ampio della missione di un ministro di Dio che ritengo debba essere accolta la proposta – da valutare caso per caso, come viene indicato – dalla Dichiarazione del Dicastero di non far mancare anche a chi si trova in una situazione di vita oggettivamente in contrasto con la morale cristiana un gesto che dica che nessuno è dimenticato da Dio e che il suo amore di Padre non esclude nessuno e, nel momento in cui si manifesta, diventa anche richiamo alla fedeltà nei confronti della sua Parola. Così si è pronunciato il nostro Arcivescovo e così, anche noi, in spirito di obbedienza, faremo di conseguenza. Il Padre ci ama, e a noi resta solo la gioia di benedirlo e la gioia di ringraziarlo, e di imparare da Lui a benedire”. Così ogni fratello e ogni sorella potranno sentirsi nella Chiesa sempre pellegrini, sempre mendicanti, sempre
amati e, malgrado tutto, sempre benedetti» ( Dichiarazione, 45).
Don Giancarlo

LAUDATE DEUM

Ogni anno che si chiude ci trova a lodare Dio  (Te Deum laudamus)  per tutto quello che ci ha donato nel tempo trascorso. Non è facile farlo. Spesso abbiamo tanto amaro in bocca per prove tristi e delusioni varie.