Dal sotto chiesa della nuova chiesa - oltre al vecchio fonte battesimale ricollocato in chiesa vecchia - dimenticato e impolverato, è emersa una scultura di grande pregio. Si tratta di un busto rinascimentale in stucco (policromo in origine) raffigurante 'Cristo Redentore', alto 54cm largo 55cm profondità 22cm. Guance emaciate, sguardo in basso, leggermente socchiuse le palpebre, naso sottile, riccioli piccoli e rotondi che incorniciano il volto e ricadono leggermente sulla nuca secondo lo stile di Filippino Lippi, pizzo di forma di quello portato dai Rabbini (che richiama vagamente quello portato da nobili spagnoli del 1500/1600). Evidente matrice 'verrucchesca' dato che Andrea di Piero fu allievo del cugino Francesco di Simone, a sua volta allievo del Verrocchio. Di questa opera ve ne sono più copie, fatto non inusuale secondo come lavoravano le botteghe degli artisti artigiani. Di cui questa forse è prototipo. Le altre copie dell'artista possono variare leggermente nelle dimensioni ma l'effetto finale è lo stesso. Una copia trovata nella Chiesa 'S.Michele Arcangelo' a Raggiolo (Bibbiena) altra nella Chiesa di' S. Maria' a Peretola, altra presso le Suore Filippine di Firenze. Molte case d'asta ne hanno avute e collocate. Casa d'asta Cambi,29.5.1918 presenta copia gemella in Genova. Casa d'asta Pandolfini in Firenze ne ha vendute due copie recentemente. L’immagine iconica del Redentore, sentita da moltissimi artisti del 1400 e 1500, è stata forse ispirata dalla presenza del Savonarola quando era a Firenze. Andrea di Piero di Marco Ferrucci ha circa 25 anni quando il Savonarola, come sappiamo, si stabilisce definitivamente a Firenze nel 1490, era stato invitato da Lorenzo Medici e già aveva iniziato la sua riforma culturale, religiosa e politica. Per la scultura l'antesignano fu Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello perché piccolo di statura. Anche lui era figlio umile del popolo, non di Fiesole ma di Firenze ed era sensibilissimo alla bellezza. Il suo stile intenso e pacato affascinò sia gli artisti fonditori di metalli che quelli che scolpivano marmo, pietra ed anche legno. Le sue originali soluzioni artistiche, basti pensare al suo 'stiacciato', furono capaci di risvegliare gli spiriti artistici. Fu sensibile al massimo al dolore divino ed umano, reso nel Crocefisso di S. Croce e nel gemello dell'Oratorio di S. Agostino in Legnaia, nonché nel Crocefisso dal corpo martoriato che mostra anche la più piccola ferita inferta dai supplizi ricevuti. Spogliato di tutto perfino del velo dato da sua Madre per coprirlo, nudo come Adamo nella Creazione, conservato nel Convento di Bosco ai Frati in San Piero a Sieve. Nonché il pannello della Resurrezione, nel secondo pergamo bronzeo di S. Lorenzo, dove il Cristo risale dalla terra attraverso il sepolcro carico di melma, i pannilini sporchi e cadenti, il volto, ancora non tutto scoperto, contratto per lo sforzo della battaglia vinta negli inferi contro il nemico supremo di Dio. Un patos paragonabile solo alle 'Pietà' di Michelangelo. Ne 'Le Vite' Giorgio Vasari, nell'introdurci ad Andrea di Piero di Marco Ferrucci così scrive: “Perché non meno si richiede agli scultori avere pratica dei ferri che a chi esercita la pittura quella dei colori, di qui avviene che molti fanno di terra benissimo, che poi non conducono di marmo l'opere a veruna perfezione et alcuni per lo contrario lavorano bene il marmo, senza avere altro disegno che un non so che, che hanno nell'idea di buona maniera, la imitazione della quale da certe cose che al giudizio piacciono e che poi tolte all'immaginazione si mettono in opera. Onde è quasi una meraviglia vedere alcuni scultori, che senza saper punto disegnare in carta, conducono nondimeno coi ferri l'opere loro a buono e lodato fine, come si vede in Andrea di Piero di Marco Ferrucci scultore da Fiesole, il quale nella sua prima fanciullezza imparò i principii della scultura dal cugino Francesco di Simone Ferrucci, scultore da Fiesole. E, se bene da principio imparò solamente l'arte di intagliare fogliami, acquistò non di meno a poco a poco tanta pratica nel fare, che non passò molto che si diede a far figure. Di maniera che, avendo la mano risoluta e veloce, condusse le sue cose di marmo più con un certo giudizio e pratica naturale, che per disegno che egli avesse...”. Andrea di Piero di Marco Ferrucci è stato Capomastro dell'Opera della Cattedrale di Firenze dal 1512 alla sua morte. 
Nel dopo Pasqua il busto del Ferrucci sarà collocato nella cappella di Sant’Aurelio, presso la Compagnia di S. Agostino accanto al crocifisso di Donatello e di fronte allo strappo d’affresco del Christus patient di scuola orcagnesca.

Dott.ssa Emilia Moroni

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