Per prepararci al prossimo Giubileo ordinario del 2025, dal titolo “Pellegrini di Speranza”, Papa Francesco ha indetto un anno della preghiera con queste parole: «Fin da ora mi rallegra pensare che si potrà dedicare l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, a una grande “sinfonia” di preghiera. Anzitutto per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo». Non si tratterà di un Anno con particolari iniziative, piuttosto, di un momento privilegiato in cui riscoprire il valore della preghiera, l’esigenza della preghiera quotidiana nella vita cristiana; come pregare, e soprattutto come educare a pregare oggi, nell’epoca della cultura digitale, in modo che la preghiera possa essere efficace e feconda. Ci auguriamo anche di poter scoprire il valore aggiunto della preghiera comunitario soprattutto in questa epoca post pandemica dove tanta gente si è allontanata dalla partecipazione all’Eucarestia domenicale. Ho pensato che pregare può avere alcune coordinate importanti che desidero condividere con voi.

Pregare è stare alla presenza del Signore
Se la preghiera è relazione, il senso della presenza del “tu” di Dio è il necessario punto di partenza. Nella liturgia o nei momenti personali, tale consapevolezza e percezione sono indispensabili. A chi stiamo rivolgendo le nostre parole, i canti, i gesti del corpo…? Nella relazione con Dio i nostri sensi non hanno alcun punto di riferimento.

Pregare è ascoltare il Signore
Gesù si premura di dire ai discepoli che con Dio non bisogna “sprecare parole”: la finalità della preghiera non è prima di tutto farsi ascoltare, ma mettersi in ascolto. Il Padre conosce i bisogni dei figli; sono loro, invece, che devono scoprire cosa desidera il Padre e decidersi a fare la sua volontà. Le “domande” del Padre nostro, in fin dei conti, sono una specie di “sintesi” del progetto di Dio, le cose che egli vuole si ricerchino con impegno.

Pregare è adorare il Signore
L’adorazione è la prima risposta che possiamo offrire all’amore gratuito, all’amore sorprendente di Dio. Lo stupore dell’adorazione è essenziale nella Chiesa, soprattutto in questo momento in cui abbiamo perso l’abitudine dell’adorazione. Adorare, infatti, significa riconoscere nella fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della Chiesa, le sorti della storia. Lui è il senso del vivere (Francesco, Omelia, 29 ottobre 2023).

Pregare è ringraziare e lodare
Stare davanti a Dio nella preghiera comporta esprimergli gratitudine per i doni ricevuti e riconoscere la sua grandezza e bontà. La preghiera di ringraziamento comincia sempre da qui: dal riconoscersi preceduti dalla grazia. Siamo stati pensati prima che imparassimo a pensare; siamo stati amati prima che imparassimo ad amare; siamo stati desiderati prima che nel nostro cuore spuntasse un desiderio. Se guardiamo la vita così, allora il “grazie” diventa il motivo conduttore delle nostre giornate. Tante volte dimentichiamo di dire “grazie”. […] Quando tu ringrazi, esprimi la certezza di essere amato (Francesco, Udienza, 30 dicembre 2020).

Pregare è essere un cuor solo e un’anima sola
Non si prega mai da soli: ciò è evidente nella liturgia, quando la comunità si raduna, ma è vero anche nella preghiera personale, poiché ogni battezzato è sempre in comunione con tutto il corpo ecclesiale. Il cristiano prega in prima persona plurale, perché tiene presenti i fratelli e le sorelle che sono come lui in cammino e di cui condivide gioie e sofferenze; si realizza così la raccomandazione dell’Apostolo: “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto” (Rm 12, 15). Quindi: buona preghiera a tutti!
Don Giancarlo

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