Noi italiani facciamo pochi figli. Non è certo una scoperta. Abbiamo pensato che il problema fosse la mancanza di soldi e sicurezza. Ma i nostri padri e nonni pur avendone pochi di mezzi in realtà di figli ne facevano tanti. Allora il problema non sono i beni che uno possiede o non possiede. E, forse, la mancanza di politiche familiari è importante ma non determinante. Anzi, paradossalmente, in alcune famiglie, ci sono tanti mezzi, beni, spesso molti soldi, ma niente figli. La vita, la nascita, la quantità dei figli, sono un bene di per sé, anzi sono un bene che può correggere la mancanza di beni. Una coppia può non avere soldi, ma essere felice perché ha dei figli. E al contrario può avere tanti soldi, ma non essere felice perché non ha figli. I figli sono la conseguenza, ma anche la causa della felicità di vivere. Detto altrimenti: un popolo fa figli quando vuole ripetere la vita, ama la vita e vuole che continui, un popolo che fa pochi figli, come noi in questo momento, non è entusiasta della vita che vive, non vuole trasmetterla ad altri.
Non pensiamo più a donare vita perché non doniamo futuro, siamo appiattiti sull’immediato, senza prospettive per costruire il mondo ma solo attenti al nostro piccolo mondo che si riduce al nostro io e ai problemi che ci sovrastano e ci scoraggiano. Gesù risorto con i suoi amici e discepoli ha voluto donare futuro all’umanità, ha dato felicità e gioia di vita alla sua Chiesa. Ecco il compito che attende noi tutti nel tempo pasquale. Nel tempo pesante che stiamo vivendo e che ci sfida, impariamo da Cristo a pensare in grande, a progettare futuro, a costruire nuovi orizzonti non più materiali e ad inventare legami di gioia per perpetuare sempre di più la vita. Se amo la vita davvero, genero e produco vita. Dappertutto. Buon lavoro a tutti nella gioia della S. Pasqua che continua.

Don Giancarlo, parroco

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