In quel tempo, Zaccaria, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:“Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo” (cfr. Luca Lc 1, 67-79). Questa preghiera è pronunciata da Zaccaria, padre del Battista, dopo che gli è nato il figlio e dopo il silenzio imposto dall’angelo Gabriele perché non aveva creduto all’annuncio.
Ci sono cose che ti tolgono letteralmente la parola e cose che te la ridonano. Perdere la parola è quasi sempre dovuto all’incapacità di capire fino in fondo quello che si sta vivendo, riaverla invece è frutto di una gioia inaspettata che sblocca quella paralisi della testa e del cuore, smuovendo così anche la lingua.
Zaccaria perde la voce, oltre a non aver creduto, perché aveva contrapposto all’annuncio i suoi limiti. Ma quando le parole di Gabriele diventano reali, quando quelle parole si fanno cronaca, allora Zaccaria non può che tornare a fidarsi della cosa giusta, torna ad avere parole giuste al momento giusto. Tante cose in questo anno ci hanno tolto la parola, forse perché le abbiamo vissute a partire dai nostri limiti e fidandoci solo di essi, invece ora che il Natale si compie, Dio ci domanda di accogliere Qualcuno che se la cava meglio dei nostri limiti e delle nostre forze.
Se faremo spazio a Lui, allora troveremo per questo nuovo tempo di Natale e per il nuovo anno parole nuove, forze nuove, direzioni nuove, così come canta Zaccaria: “Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberi dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni”.
Zaccaria ripercorre tutta la storia della salvezza riuscendo ad intuire il filo rosso che collega le cose. Come Maria del resto. E tutti i santi. Sarebbe bello riuscire anche noi a intuire il filo nascosto che unisce quello che abbiamo vissuto, e così comprendere che Dio non spreca nulla di tutto quello che ci capita. E che la maniera migliore per capire le cose è esserne comunque grati, essere capaci di dirlo ad alta voce, di raccontarlo come meglio crediamo. Zaccaria canta, e mentre canta la sua gratitudine, ne capisce anche il senso. Auguri a tutti.
Don Giancarlo

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