Il Signore mette la sua tenda di carne nella periferia dell’Impero e porta con sé, nel presepe, una serie di personaggi che hanno molto da dirci. Soprattutto non è gente perfetta, tutt’altro. Intanto è gente che ha camminato. Il Natale è sempre frutto di ricerca, di fatica, pure di lotta con noi stessi, con gli altri, con Dio.  O con un’ idea sbagliata di Dio.  Tanta gente ha perso Dio, o meglio, ha perso un’idea sbagliata, spesso brutta di Dio, e magari inconsapevolmente sta cercando il Dio vero.  Lo troverà?  Proprio dal presepe qualche risposta si potrà trovare.  Lo sguardo va su Giuseppe.  L’uomo silenzioso ma vigile.  Uomo pratico, uomo obbediente,  uomo che crede nei sogni. Gli occhi brillano di meraviglia e di stupore.  Come gli angeli.   Ma veniamo alla mamma.  Lei sta fasciando il bambino.  Maria ha già capito chi è l’uomo.  Una creatura fragile che deve essere bendata.  Come si faceva anticamente perché, così si pensava, che il bimbo crescesse diritto, senza storpiatura.  Quante bende Maria deve mettere sul corpo dell’uomo per guarirci, per raddrizzare le nostre rigidità che ci impediscono la morbidezza della carità e dello slancio di metterci al servizio degli altri.  Quali bende Maria deve mettere sul nostro corpo?  Quali ferite deve curare ancora?  Cosa c’è da curare nel nostro cuore?  E poi ci sono i pastori.  Gente anch’essa sbagliata.  Fuori dalla società che conta. È gente svegliata da un annuncio.  Ora cosa fa?  Si inginocchia.  Un gesto sublime e ora dimenticato.  Anche in chiesa non ci si inginocchia più.  Ci si inginocchia perché si accetta di essere poveri.  Di essere impotenti.  Di essere bisognosi.  Di essere piccoli.  Si accetta di amare l’altro senza volerlo cambiare, ci si fa uguali all’altro.  Questo ha fatto il Dio bambino.  Un Dio piccolo perché tu capisca quanto sei piccolo.  Un Dio bambino perché ti faccia bambino anche te, invece di voler fare sempre il grande: cioè che non hai nulla da chiedere ma solo da insegnare agli altri e mai a te stesso.  I pastori stanno imparando da quel bambino, inginocchiati.  È la chiesa di Cristo che non può insegnare se non sta inginocchiata.  È ciò che le ha insegnato il suo Signore e che troveremo nella cena pasquale.  Chissà se proprio Gesù bambino, guardando tutta quella gente inginocchiata davanti a Lui, non abbia imparato da loro, da Giuseppe, da Maria, dai pastori, ormai grande ed adulto ad abbassarsi, anzi, ad inginocchiarsi davanti all’umanità intera.  Buon anno.

Don Giancarlo, parroco

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