La guerra in Ucraina, la crisi climatica, le disoneste disuguaglianze economiche, le migrazioni, le violenze, la povertà educativa e culturale che coinvolge sempre di più i piccoli, richiedono un’azione coordinata, efficace e coraggiosa.
Il tipo di risposta che possiamo dare è provare a governare i fenomeni che hanno forte impatto sulle nostre esistenze o tentare semplicemente di proteggerci. Ha scritto recentemente il nostro Arcivescovo: “Un’immediata panoramica sul presente non sembra portare con sé il recupero di valori che dovevano generarsi come risposta alla pandemia: essenzialità, interiorità, fiducia, condivisione, solo per citarne alcuni, e tutto sembra invece essere tornato come prima. Appare inascoltato l’avvertimento del Papa: «Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi» (Omelia alla Santa Messa di Pentecoste, 31 maggio 2020). Sono constatazioni tristi, ma realiste e dovrebbero interrogare maggiormente le coscienze”.
Mi sento di aggiungere che quando sono scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali, il bisogno dei valori veri e profondi della vita torna a farsi sentire in modo impellente; così, in concreto, aumenta oggi la domanda di un'educazione e una formazione alla responsabilità e alla corresponsabilità che siano davvero tali. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza cominciando proprio dalla famiglia; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita (come abbiamo visto a Lisbona per la GMG di quest’anno). Lo chiedono i lavoratori sfruttati e non tutelati, lo chiedono gli anziani sempre più ignorati, i malati e i sofferenti scartati. Chi crede in Gesù Cristo ha poi un ulteriore e più forte motivo per non avere paura ed andare avanti con speranza: sa infatti che Dio non ci abbandona, che il suo amore ci raggiunge là dove siamo e così come siamo, con le nostre miserie e debolezze, per offrirci una nuova possibilità di bene.
Occorre capire che, per cambiare in meglio le cose, accettando le sfide attuali, si può donare qualcosa di noi stessi e che soltanto così ci si aiuta tutti a superare gli egoismi e a diventare capaci di autentico amore e di progetti belli e convincenti. Addirittura la sofferenza fa parte della verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenerci al riparo da ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di non crescere, e di essere persone fragili e poco generose: la capacità di amare corrisponde infatti alla capacità di soffrire, e di soffrire insieme per cambiare. Chiediamo la capacità di appassionarci alla vita dell’altro come fosse la nostra! Non a caso Gesù continua a ripeterci: “ama il prossimo tuo come te stesso” (cfr Mt 19,19) e anche: “non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (cfr. Gv 15,13).
Un abbraccio a tutti.
Don Giancarlo